La fase espulsiva.
Riprendiamo il racconto del travaglio di parto ripartendo dalla fase espulsiva per poi passare al secondamento.
Nell’articolo precedente (clicca qui) abbiamo visto cosa avviene durante i prodromi e il travaglio attivo.
Siamo ora quindi arrivati alla fase clou del parto, la fase espulsiva, quella che nei film viene sempre ritratta con una persona che intima la futura mamma a “spingere”. Sorvoliamo sulle posizioni che fanno assumere e quant’altro, ma credo siamo tutte d’accordo che lo fanno sembrare così semplice! Ma lo è davvero?
Ecco allora che la più frequente che ricevo al mio corso pre-parto è “ma come devo spingere?”. La risposta è molto semplice: quando sarà il momento lo capirai e non ci sarà nessun bisogno di insegnare nulla. Normalmente a questo punto vede nei vostri occhi molti punti interrogativi, ma chi ci è già passato mi darà sicuramente ragione.
La spinta infatti è un riflesso automatico proprio dovuto alla pressione della testa del bambino sui muscoli del perineo, proprio come quando sentiamo lo stimolo che ci porta in bagno. Quando arriva? Quando la fase dilatativa è completa.
In questa fase, più che nelle precedenti, è davvero necessario ascoltare il proprio corpo e assecondare i propri sintomi. In questa fase, tra una contrazione e la conseguente spinta, ed un’altra, prendete fiato, rilassatevi, respirate profondamente, chiudete gli occhi e concentratevi.
Assumere una posizione libera durante la fase di spinta è molto efficace: non spingete durante la fase di “riposo” tra una contrazione ed un’altra, dite no a chi vi fa assumere la “classica” posizione del PARTO.
Non è quindi possibile determinare quante spinte serviranno. Questo, infatti, dipenderà da alcuni fattori. La parte più impegnativa sarà far uscire la testa, poi con 2 successive spinte in genere tutto il corpo sarà fuori.
Sembra una fatica insormontabile? Ricordatevi che è l’ultimo sforzo, prima di avere il vostro bimbo tra le vostre braccia. Ne vale davvero la pena!
Il secondamento.
Abbiamo appena vissuto la fase più appagante del nostro travaglio di parto. Infatti, è quella che ci permette di stringere tra le nostre braccia per la prima volta nostr* figli*. Questo rappresenta, probabilmente, uno dei momenti più intensi che vivremo in vita nostra!
Il parto però non termina con questo meraviglioso avvenimento. Ricordate la placenta, quell’organo che ha donato ossigeno e nutrienti al vostro piccolo durante i 9 mesi di gravidanza? Ecco, quella dovrebbe uscire entro i 60 minuti circa dal parto.
Solitamente il distacco e l’espulsione della placenta avviene entro i 15/20 minuti dalla nascita e comporta una lieve perdita di sangue. Se in assenza di segnali clinici particolari, non si dovrebbe mai ricorrere a manovre o trazioni del cordone ombelicale. L’utero infatti, grazie a delle ultime contrazioni, farà in modo che questa venga espulsa in maniera naturale.
E’ importante in questa fase l’osservazione delle ostetriche per scongiurare possibili complicanze che rendano necessario l’intervento medico. Infatti, se entro l’ora non si sono ancora intravisti i segnali che anticipano l’espulsione, allora l’ostetrica e/o il ginecologo in osservazione dovranno iniziare ad intervenire dapprima con dell’ossitocina, e infine, nel caso quest’ultima non abbia funzionato, con il distacco manuale. L’intervento medico è previsto anche nel caso in cui la donna stia soffrendo di un’emorragia e abbia necessità di un intervento quanto più tempestivo possibile.
Se vi state però domandando se questa fase sia o meno dolorosa, beh, state tranquille. la spinta che vi sarà richiesta è davvero minima rispetto allo sforzo che è stato fatto in precedenza per far fuoriuscire la testa del vostro bambino. Con questo non voglio dire che non ve ne accorgerete nemmeno, ma sicuramente il frugoletto che avete tra le vostre mani sarà una importante distrazione!!!